George era stato adottato e non aveva il sangue dei Lovelace. E per gli Shadowhunters, presumibilmente persino per quelli morti che infestavano i giardini inglesi, tutto era questione di sangue. «Simon» Isabelle gli premette le labbra su una guancia. «So che era come tuo fratello.. vorrei averlo conosciuto meglio.» Clary gli strinse forte la mano. «Anch’io» Simon ricordò che entrambe avevano perso un fratello. E per entrambe c’era qualcosa che contava più della discendenza sanguigna. Entrambe capivano che la famiglia poteva essere frutto di una scelta, una questione d’amore. Così la pensavano Alec e Magnus, che avevano accolto il figlio di qualcun altro nella loro casa e nei loro cuori. Lo stesso valeva per i Lightwood, che avevano adottato Jace quando non aveva nessuno. Della stessa opinione era Simon, che ormai era a sua volta uno Shadowhunter e poteva cambiare il significato di esserlo semplicemente compiendo nuove scelte. Scelte migliori. In quel momento comprese perché aveva sentito il bisogno di andare là, quasi come se lo avessero convocato. Non per dire addio a George, ma per trovare un modo di trattenere un pezzo di lui. «Ora penso di sapere quale nome da Shadowhunter voglio» dichiarò. «Simon Lovelace» disse Clary, come sempre, conoscendo la sua mente tanto bene quanto lui. «Suona bene» le labbra di Isabelle assunsero una piega vezzosa: «Suona sexy».
Sai, per quanto strana sia questa.. situazione, è bello vederti qui con Clary. Non riesco nemmeno a ricordare un momento in cui non siate stati insieme. - Jocelyn.
1234; FACILIS DESCENSUS AVERNI. | Simon aveva l’aria del bravo ragazzo che ti viene a prendere a casa ed è educato con i tuoi genitori e fa le coccole al tuo cane. - Clary. | Il problema era che Simon non riusciva a fare le valigie come un vero duro. Per una vacanza in campeggio tutto apposto; per fermarsi una notte da Eric dopo un concerto nel fine settimana, d’accordo; per una vacanza al sole con sua madre e Rebecca, passi. Simon era capace di mettere insieme creme solari e pantaloncini da bagno, delle magliette con il nome della band che suonavano e la biancheria pulita necessari, anche senza preavviso: Simon era preparato alla vita normale. Ecco perché era del tutto impreparato a fare i bagagli per raggiungere un campo di addestramento d’élite dove un gruppo di cacciatori di demoni semi angelici, noti come Shadowhunters, avrebbe cercato di renderlo degno membro di quella razza guerriera. Un vero duro, insomma. Nei libri e nei film di solito il protagonista viene trascinato verso la terra incantata con i vestiti che ha addosso, o comunque la parte delle valigie viene sempre tagliata. In quel momento Simon si sentiva come se per una vita lo avessero privato di nozioni fondamentali. Era il caso di infilare nel borsone anche qualche coltello da cucina? Magari il tostapane, da modificare per usarlo come arma? Non fece né l’una né l’altra cosa. Preferì l’opzione meno rischiosa: biancheria pulita e magliette spiritose. Perché agli Shadowhunters le magliette con qualche battuta spinta piacevano, giusto? Piacevano a tutti!
«Ehi, simpaticone, mi piacerebbe sapere cosa diranno all’accademia militare di queste magliette piene di barzellette sconce» commentò all’improvviso sua madre. Simon si voltò troppo in fretta, con il cuore in gola. In piedi sulla porta c’era sua madre, a braccia conserte.
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