- Ufficio di Argus Gazza, Hogwarts, 30 Gennaio 1976.
"Bene bene. Nome: Sirius Black. Reato..." "
Reato! Era solo qualche fuoco d’artificio del Dottor Filibuster!" esclamò Sirius, esasperato. "Non mi interrompere!" sbottò Gazza, sfogliando un grosso fascicolo polveroso "questa bravata non resterà impunita! Dovresti vergognarti, piccolo sudicio disturbatore della quiete pubblica!"
continuò sbraitando. Sirius, rassegnato, si preparò mestamente a ricevere la punizione, senza riuscire tuttavia a trattenere un’occhiata orgogliosa al corposo volume dedicato a lui, che riassumeva cinque anni di gloriose e trionfali imprese. Mentre il vecchio custode scribacchiava allegramente, pungolandosi di tanto in tanto il mento con la piuma sbuffando, probabilmente pensando che una punizione corporale sarebbe stata certamente la più educativa e adatta al caso, Sirius si ritrovò a pensare che il giorno in cui aveva conosciuto James Potter qualcuno, lassù, aveva voluto condannarlo ad una vita di
reati e conseguenti punizioni.
Di tanto in tanto, sfiorato dalla sua ombra che lo sorvolava, Dorian sollevava lo sguardo con un sorriso sbilenco, come per fargli capire che non si era scordato di lui, e poi lo riabbassava, proseguendo come nulla fosse.
"D’una particolare nonché antica beltà caratterizzata in prima linea dai folti capelli corvini che conferivano lui un’aria ribelle e dalle iridi grigie, quasi argentee, possedenti un potere simile al magnetismo, Sirius Black era la disgrazia della sua famiglia e al contempo la luce di Hogwarts."
- Londra, Grimmauld Place n.12, 1975.
"Sciocchi. Ipocriti. Malvagi.
Sporchi. Non riusciva a formulare altro la sua mente, mentre era là, seduto con mal grazia al tavolo da pranzo, in attesa che si consumasse il rituale banchetto di famiglia; per l’occasione c’erano persino gli zii e la
cara Bellatrix. Quindici anni aveva e li detestava già tutti; anzi, li odiava, e di loro odiava ogni particolare: la postura troppo dritta, i discorsi troppo oculati, persino gli sguardi troppo bene indirizzati.
Che razza di gente è quella il cui animo è tutto assorbito dal cerimoniale? Pensava. Che razza è? Non la sua, di questo, ne era certo."