Sejong Il Grande, aveva un carattere molto forte. Tuttavia la monarchia in sé aveva in Corea serie limitazioni istituzionali e politiche. In teoria il re stava all’apice della piramide gerarchica che formava la struttura del governo e della società, ma in realtà era controllato da vicino dalla burocrazia di ordine superiore, specialmente dagli organi formali di rimostranza che avevano la responsabilità di vagliare le azioni del re e del governo. Inoltre funzioni di rimostranza erano anche esercitate dai tutori reali ufficiali, incaricati della formazione confuciana del re. Quando il re decideva di intraprendere qualche azione, doveva destreggiarsi fra tutti questi istituti di censura e accontentare anche vari organi amministrativi: era quindi costretto a combattere per le proprie idee e a persuadere i dissidenti, cosa non sempre facile. A volte il re si trovò a sostenere da solo le proprie idee e, in qualche rara occasione, a far prevalere il proprio volere, anche se contrastato da chi lo avversava. Una delle controversie in cui si trovò invischiato fu quella dell’affidamento di parte dei poteri amministrativi al principe designato. Nel 1437 il re, che già sentiva declinare le forze pur avendo appena 40 anni, intendeva affidare parte del peso amministrativo dello stato al figlio, ma i burocrati non glie lo permisero per vari anni. Alla fine, molto malato, fu costretto nel 1443 a emettere un editto in cui, citando precedenti storici cinesi e coreani, affidava al figlio le decisioni meno importanti nella seconda metà di ogni mese. Naturalmente si levò un mare di proteste, ma il re non mutò il proprio parere e alla fine riuscì a convincere la maggior parte degli oppositori.
Il progetto dell’alfabeto si sviluppò allo stesso modo degli altri progetti culturali. Sejong identificò la necessità di avere un alfabeto e nominò dei ricercatori. Questi pubblicarono un rapporto finale e furono lanciati progetti di pubblicazione. Rispetto ai progetti precedenti, due erano le novità: lo stesso re Sejong era l’esperto capo e il principale dei ricercatori, e il progetto fu segnato da controversie con la burocrazia dal primo giorno in cui fu annunciato.
La necessità di avere un alfabeto coreano che potesse esprimere i suoni della lingua senza dover ricorrere ai caratteri cinesi che venivano allora usati per trascrivere, in modo impreciso e difficile, i suoni del coreano doveva aver colpito il re già da tempo. Nel 1431, per esempio, in occasione dell’indagine sulla farmacopea locale, furono classificate varie piante che non avevano corrispondenze nella lingua cinese e il cui nome coreano sarebbe stato più facile da trascrivere se si fosse usato un alfabeto creato appositamente. Due anni dopo, nel 1433, una ricerca sui canti e sulle ballate popolari condotta in tutte le città e in tutti i distretti può aver creato vari problemi nella trascrizione dei suoni dei testi coreani, specie quando si dovevano trascrivere termini dialettali.
C’era poi la necessità di standardizzare la pronuncia coreana dei caratteri cinesi, problema che sembra aver suscitato notevole preoccupazione nella prima parte del regno di Choson. Studi sulla pronuncia coreana dei caratteri cinesi furono condotti dallo studioso Shin Suk-chu (1417-1475) che poi pubblicò il trattato Le rime corrette per il paese orientale (Tongguk chong-un 동국정운 東國正韻). Tutto ciò per dire che non solo Sejong era effettivamente interessato al problema, ma che era anche un esperto in tale campo. Su questo punto della pronuncia coreana dei caratteri cinesi, sia il re che i burocrati erano d’accordo: la cosa andava risolta. E fu proprio grazie a tale punto di accordo che il re infine la spuntò nel far accettare dagli studiosi il nuovo alfabeto, presentato appunto come mezzo utile per la standardizzazione della pronuncia coreana degli ideogrammi cinesi. Ma tutto ciò che aveva a che fare con i caratteri cinesi non riguardava che una minima parte della popolazione, in particolare i letterati che lavoravano a contatto con la corte.
Quello che in realtà occupava maggiormente la mente del re era il benessere della popolazione. Egli era in realtà preoccupato per il fatto che la gente comune, non conoscendo i caratteri cinesi, non era in grado di capire ciò che veniva messo per iscritto durante gli interrogatori nel caso di testimonianze. Nel 1444, anzi, nel giustificare la creazione dell’alfabeto fece presente la necessità di riformare la procedura legale in connessione con la stesura per iscritto delle testimonianze: invece del cinese, proponeva di usare l’alfabeto per registrare la pronuncia originale, specialmente se si trattava di una pronuncia dialettale. E nel promulgare l’alfabeto nel 1446 mise particolarmente in rilievo il fatto che il popolo non sapeva leggere e scrivere a causa della difficoltà dei caratteri cinesi.
Questa preoccupazione per l’analfabetismo della popolazione comune sembra essersi manifestata per la prima volta nel 1434 in occasione della pubblicazione di una raccolta di racconti morali che Sejong aveva ordinato di compilare per promuovere la conoscenza dell’etica confuciana. Il testo riguardava i tre principali vincoli di relazione secondo il confucianesimo: quello fra genitori e figli, quello tra anziani e giovani, e quello fra marito e moglie. Il libro era composto da trecentotrenta storie che esemplificavano questi rapporti, ognuna delle quali era stampata in una sola pagina. Il libro era stato concepito per diffondere fra il popolo la comprensione dell’etica confuciana, ma il re si rese subito conto di un fatto di fondamentale importanza: anche se per ogni storia era stata aggiunta un’illustrazione che ne spiegava il contenuto, il popolo comune, che non sapeva leggere i caratteri cinesi, non avrebbe potuto trarne vantaggio.
Per circa dieci anni però, non si parlò mai, della creazione di un nuovo alfabeto. Fu solo verso la fine del 1443 che improvvisamente ne fece parola, annunciando alla corte il completamento degli studi che avevano portato alla creazione di un alfabeto di sole 28 lettere (in confronto alle migliaia di caratteri cinesi), e che i suoni rappresentati da queste lettere potevano essere classificati come iniziali, medi e finali, e sistemati in gruppi sillabici. Era chiaro che il re aveva lavorato in segreto a questo progetto assieme ai suoi principali studiosi e che ora aveva in mano uno strumento perfetto, già pronto per essere reso noto. Tutta questa segretezza nella creazione del nuovo sistema di scrittura si spiega con la feroce opposizione che incontrava in quegli anni da parte dei burocrati di corte e dei letterati che volevano conservare nelle proprie mani il potere acquistato con la conoscenza del cinese.
Questi temevano che la presenza di un semplice mezzo di scrittura come il nuovo alfabeto potesse permettere a chiunque di concorrere alle cariche pubbliche, mettendo così in pericolo i posti che essi avevano già previsto assegnati ai propri figli o parenti. L’opposizione si scatenò feroce e cercò in tutti i modi di impedire la promulgazione del nuovo alfabeto. Ma il re ribatté punto per punto i ragionamenti dei suoi detrattori e continuò per la sua strada.
Nei due anni successivi l’alfabeto venne messo a punto e vari problemi ortografici furono risolti. Ma il principale prodotto di questo periodo fu un trattato che difendeva l’alfabeto basandosi su principi confuciani e che denotava una notevolissima comprensione fonetica dell’articolazione del suono. Questo testo era il Hunmin chongum haerye, I suoni esatti per l’istruzione del popolo, con spiegazioni ed esempi, libro che fu per lungo tempo ritenuto perduto e che fu ritrovano in una casa di Andong solo nel 1940.
Fra i vari particolari rivelati da questo documento c’è la spiegazione della forma delle lettere. La semplice forma originale delle lettere dell’alfabeto coreano dove, delle 28 lettere originali, sono rappresentate solo le 24 usate ancora oggi. Ed ecco che cosa si ricava dalla lettura delle spiegazioni sul Hunmin chongum.
Le consonanti sono classificate secondo le cinque categorie basilari stabilite dai fonologi cinesi nell’undicesimo secolo, e cioè: velari, dentali, labiali, alveolari e laringali. Le lettere per i suoni velari (k ㄱ e k’ ㅋ) si basano su una forma che si diceva rappresentasse la lingua che preme contro il palato molle, luogo di articolazione di quelle consonanti. Le lettere per i suoni dentali (n ㄴ, t ㄷ e t’ ㅌ) si basano su una forma che rappresenta la punta della lingua che tocca la gengiva dietro ai denti. Le lettere per i suoni labiali (m ㅁ, p ㅂ e p’ ㅍ) si basano su un quadrato, che rappresenta la bocca e le labbra. Le lettere per i suoni alveolari (s ㅅ, ch ㅈ e ch’ ㅊ) si basano su una forma di V invertita che rappresenta gli incisivi, che sono chiaramente visibili nell’articolazione di questi suoni. Le lettere per i suoni laringali (h ㅎ, la chiusura glottidale, ecc.) si basavano su un cerchio che rappresentava la laringe.
Le vocali erano analizzate in uno schema a tre parti che poneva le vocali frontali simboleggiate da una linea verticale, quelle medie simboleggiate da una linea orizzontale e quelle posteriori simboleggiate da un punto (oggi non più usato). Le lettere per le varie vocali e per i dittonghi venivano costruite utilizzando questi tre semplici elementi. Il fatto che va notato subito qui è che il sistema di Sejong, a differenza del sistema fonetico cinese, distingue le consonanti dalle vocali. Le consonanti e le vocali, poi, venivano scritte in gruppi sillabici e questi gruppi potevano essere posti l’uno sull’altro per seguire il modo di scrivere usato allora (si scriveva dall’alto in basso e con le colonne che partono da destra e vanno verso sinistra).
Durante tutto il suo regno, Sejong aveva lavorato per perfezionare le istituzioni confuciane nel governo e nell’amministrazione pubblica, e per rafforzare i valori confuciani nella cultura e nella vita coreana. Verso gli ultimi anni di vita però, si rivolse sempre più ai conforti del buddismo, e ciò non fece che aumentare le distanze tra lui e i funzionari anziani della corte. Nel 1448 e 1449 il re fece costruire un tempietto buddista sul terreno del palazzo reale, al che seguirono proteste anche da parte degli studenti dell’Università confuciana. Nello stesso periodo Sejong compose centinaia di poemi buddisti devozionali, scritti nel nuovo alfabeto e dedicati alla moglie, regina Sohon, che era morta nel 1446. Il re soffriva da anni di forti dolori reumatici. Nei primi mesi del suo ultimo anno di vita la malattia divenne tanto seria da portarlo alla morte all’età di 53 anni, il 30 marzo 1450, nel suo trentaduesimo anno di regno.