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Romanzo: A metà del Cielo - Capitolo I
Scritto il:
21 Novembre 2024
Autore: Brian
Voto: 15
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A metà del Cielo
di
Brian Delroy
Alla mia amata Reira,
come la Luna danza con il Sole,
inseguendolo senza mai raggiungerlo,
così il mio cuore segue il tuo,
avvolto dalla tua luce e dai tuoi sogni.
Sei il riflesso che illumina le mie notti
e la forza che guida i miei giorni.
Perché con te ogni parola diventa poesia,
ogni istante un frammento di eternità.
Con tutto l’amore,
Brian
Capitolo I: L’incontro impossibile
Il cielo era un drappo infinito di velluto nero, trapunto di stelle tremolanti. Ogni luce era un segreto che Serene conosceva, ogni angolo d’ombra un luogo familiare del suo regno silenzioso. Lei si muoveva tra quei confini come un’artista tra le sue tele, distribuendo argento sulle acque immobili dei laghi e sui tetti addormentati delle città.
Serene era la Luna. La sua luce non apparteneva a lei: era il riflesso di qualcosa di più grande, un dono che portava nel cuore senza mai poterne toccare l’origine. Si accontentava di osservare il mondo sottostante, un mondo che conosceva senza mai davvero possederlo. Amava il silenzio, o almeno così si era sempre raccontata. Eppure, c’erano notti in cui si chiedeva cosa ci fosse oltre il suo regno, oltre quel mare scuro che la circondava.
Quella notte fu diversa.
All’inizio fu solo una sensazione: un calore, leggero come il primo alito di primavera. Serene rallentò, incerta. Non era una brezza del suo regno; questa sensazione apparteneva a qualcos’altro, a qualcuno che non era mai stato così vicino.
Poi lo vide.
Là, sull’orizzonte dove il buio si piegava al chiarore del primo giorno, una luce si fece strada tra le ombre. Solian.
Il suo nome, che ancora Serene non conosceva, si impresse nella sua mente come un’eco ancestrale. Era il Sole, ma non come lei lo aveva immaginato nei suoi sogni lontani. La sua luce era un incendio vivo, una fiamma che non chiedeva il permesso di esistere. Ogni cosa attorno a lui sembrava consumarsi e rinascere sotto il suo calore. Il cielo stesso tremava al suo passaggio, piegandosi alla sua presenza.
Serene trattenne il respiro. Era immobile, sospesa tra il desiderio di avvicinarsi e la paura di dissolversi sotto quella luce troppo forte, troppo viva. Non aveva mai visto nulla di simile. Nulla di così meraviglioso, nulla di così spaventoso.
E poi accadde.
Solian si fermò. Non completamente, perché il Sole non conosce riposo, ma esitò nel suo cammino eterno. La sua luce si fece più morbida, quasi titubante. Il suo sguardo, carico di forza e curiosità, si posò per la prima volta su quella pallida creatura d’argento sospesa nel cielo.
Non era mai successo.
Non era mai stato permesso.
Per un istante, l’universo sembrò trattenere il fiato. Il giorno e la notte, due regni che non avrebbero mai dovuto incontrarsi, si sfiorarono. Solian la vide. Serene lo sentì.
"Chi sei?" pensò Serene, incapace di distogliere lo sguardo.
"Cos’è questa luce che non posso possedere?" si chiese Solian, affascinato da quella presenza distante e inafferrabile.
Serene sentiva il proprio cuore, un cuore che non avrebbe mai creduto di avere, battere con forza. Era impossibile. La loro esistenza era stata creata per non sovrapporsi mai. Lei apparteneva alla notte, lui al giorno. Eppure, eccoli lì, sospesi sull’orlo di un confine che non era mai stato attraversato.
Solian si mosse appena, il suo calore pulsava, invadendo il regno di Serene con una dolcezza inattesa. Lei arretrò, la luce che emanava tremolò per un istante. "Non posso," si disse, ma il suo corpo non obbediva. Sentiva una forza sconosciuta spingerla verso di lui, un’attrazione che sfidava le leggi del cielo stesso.
"Non doveva accadere," si ripeteva Serene, ma dentro di sé sapeva la verità: voleva accadesse.
Solian, dall’altro lato del cielo, era scosso. Lui, che ogni giorno illuminava il mondo con una forza inarrestabile, si trovava ora a desiderare qualcosa che non poteva raggiungere. Era un desiderio nuovo, nato dal silenzio di quell’argento distante, un desiderio che lo consumava più della sua stessa fiamma.
L’alba arrivò, inevitabile. Solian fu trascinato verso l’alto, e Serene si ritirò nell’ombra, portando con sé il ricordo di quella luce che l’aveva sfiorata.
Ma nulla era più lo stesso.
Entrambi sapevano che non potevano dimenticare. La perfezione del loro equilibrio era incrinata. Qualcosa era nato in quell’incontro, qualcosa che non avrebbe mai dovuto esistere. Eppure, era lì, vivo, come un filo d’argento che legava la notte al giorno.
Per la prima volta, la Luna e il Sole avevano osato guardarsi. Per la prima volta, avevano desiderato ciò che non potevano avere.
E l’universo trattenne il fiato.
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