I’m surviving for others
I’m strong for others
I’m happy for others
Gli erano entrate negli occhi, quelle due immagini, come l’istantanea percezione di una felicità assoluta e incondizionata. Se le sarebbe portate dietro per sempre. Perché è così che ti frega, la vita. Ti piglia quando hai ancora l’anima addormentata e ti semina dentro un’immagine, o un odore, o un suono che poi non te lo togli più. E quella lì era la felicità. Lo scopri dopo, quand’è troppo tardi. E già sei, per sempre, un esule: a migliaia di chilometri da quell’immagine, da quel suono, da quell’odore. Alla deriva.
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| ⤿ NATHAN ANDĘL PETROWSKI. / / / /
Partirei da una schiera di colori cangianti, inediti, se qualcuno mi dovesse chiedere di dipingerlo. Piccoli tocchi delicati sotto le note leggere di qualche componimento sbiadito dal tempo, ignaro di poter ancora dare emozioni a chi ascolta, a chi vede, ma consapevole del proprio destino. Io non parlo molto, preferisco ascoltare lui, quello che delle parole e dei gesti ne fa una questione importante perché crede nel loro peso, prende le misure, diventa un artigiano minuzioso e si trasforma in qualcosa di incredibile, che non ha nulla a che fare con il suo essere, piuttosto con la sua essenza ed è un concetto che pone domande esistenziali, questo, parliamoci chiaro. Ed ecco che ad un certo punto, - potrà essere al primo sguardo, dopo poche frasi scambiate in velocità su una panchina sgangherata, anche solo nell’atto di condividere un silenzio - i quesiti giungeranno affilati come lame. E in quel momento spetterà a te, tentare di leggerlo, di trovare in lui le risposte alle tacite domande. Ovviamente, solo se sei tanto fortunato da capire dove iniziare a cercare, e non è scontato, non se si tratta di uno come lui, lui che ti insegna l’arte di volare lontano. - ᴀɴᴀɪᴅ.
Uno di quei rari sorrisi dotati di eterna rassicurazione, che s’incontrano quattro o cinque volte nella vita. Fronteggiava - o sembrava fronteggiare - l’intero mondo esteriore per un istante, e poi si concentrava su di te con un irresistibile pregiudizio a tuo favore.
Non era dotato di un aspetto spaventosamente deforme e ripugnante; tutt’altro. Eppure non era della stessa forma e sostanza di un uomo. Nelle mie terre le sue doti vengono chiamate in un modo, nelle sue in un altro. Nel Mondo, ancora altro. Eppure, tra tutti i nomi ed etichette uno solo è riuscito a colpirmi. Uno solo mi ha fatto annuire nel sentirlo, nel pensare a lui: Nou-Tenshi. Letteralmente "Nuovo-Angelo" o per tradizione "Angelo-Caduto". Nonostante tutto quello che potesse avergli fatto il mondo e nonostante tutto quello che l’esistenza tristemente gli aveva dato, solo quel soprannome dato da un anziano giapponese gli calzava a pennello. Così poetico, irreale. Che solo una persona come lui può indossare. - ᴄᴀʀᴇɴ. |