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IlSilmarillion GDR


SCHEDA:
Status: Non molta attività negli ultimi 7 giorni

Genere: Real Life

GDR principale


Esclusivo: No, gdr tratto da storia preesistente.

Modalità di ruolata: GdR Libero
Puoi entrare a far parte in ogni momento del gdr senza vincoli nè obblighi di ruolata. I personaggi sono completamente liberi di creare una loro storia di basa e svilupparla come preferiscono ruolando conoscendo e visitando i profili degli altri personaggi. Chiunque può diventare Master e creare ruolate sulla sua storia, crescendo di livello con i Punti personali e sviluppando così il personaggio liberamente.

Doppi personaggi: Sì

Blocchi: Gdr hot: vietato ai minori di 18 anni | Gdr approvato, privo di copie

Categorie:
• Elfi
• Valar
• Hobbit
• Uomini
• Nani
• Stregoni
• Nazgul
• Maiar
• Free OC
• Hobbit
• Mutaforma
• Ent



TRAMA:

TUTTO EBBE INIZIO CON:

AINULINDALË
«LA MUSICA DEGLI AINUR»
Esisteva Eru, l’Uno, che in Arda è chiamato Ilùvatar; ed egli creò
per primi gli Ainur, i Santi, rampolli del suo pensiero, ed essi erano
con lui prima che ogni altro fosse creato. Ed egli parlò loro,
proponendo temi musicali; ed essi cantarono al suo cospetto, ed egli
ne fu lieto. A lungo cantarono soltanto uno alla volta, o solo pochi
insieme, mentre gli altri stavano ad ascoltare; ché ciascuno di essi
penetrava soltanto quella parte della mente di Ilùvatar da cui
proveniva, e crescevano lentamente nella comprensione dei loro
fratelli. Ma già solo ascoltando pervenivano a una comprensione più
profonda, e s’accrescevano l’unisono e l’armonia.
E accadde che Ilùvatar convocò tutti gli Ainur ed espose loro un
possente tema, svelando cose più grandi e più magnifiche di quante
ne avesse fino a quel momento rivelate; e la gloria dell’inizio e lo
splendore della conclusione lasciarono stupiti gli Ainur, sì che si
inchinarono davanti a Ilùvatar e stettero in silenzio.
Allora Ilùvatar disse: «Del tema che vi ho esposto, io voglio che
voi adesso facciate, in congiunta armonia, una Grande Musica. E
poiché vi ho accesi della Fiamma Imperitura, voi esibirete i vostri
poteri nell’adornare il tema stesso, ciascuno con i propri pensieri e
artifici, dove lo desideri. Io invece siederò in ascolto, contento del
fatto che tramite vostro una grande bellezza sia ridesta in canto».
Allora la voce degli Ainur, quasi con arpe e liuti, e flauti e
trombe, e viole e organi, quasi con innumerevoli cori che cantassero
con parole, prese a plasmare il tema di Ilùvatar in una grande
musica; e si levò un suono di melodie infinitamente avvicendantisi,
conteste in armonia, che trascendevano l’udibile in profondità e
altezza, e i luoghi della dimora di Ilùvatar ne erano riempiti a
traboccarne, e la musica e l’eco della musica si spandevano nel
Vuoto, ed esso non era vacuo. Mai prima gli Ainur avevano prodotto
una musica simile, benché sia stato detto che una ancora più grande
sarà fatta al cospetto di Ilùvatar dai cori degli Ainur e dei Figli di
Ilùvatar dopo la fine dei giorni. Allora i temi di Ilùvatar saranno
eseguiti alla perfezione, assumendo Essere nel momento stesso in
cui saranno emessi, che tutti allora avranno compreso appieno
quale sia il suo intento nella singola parte, e ciascuno conoscerà la
comprensione di ognuno, e Ilùvatar conferirà ai loro pensieri il
fuoco segreto, poiché sarà assai compiaciuto.
Ora però Ilùvatar sedeva ad ascoltare, e a lungo gli parve che
andasse bene, perché nella musica non erano pecche. Ma, col
progredire del tema, nel cuore di Melkor sorse l’idea di inserire
trovate frutto della propria immaginazione, che non erano in
accordo con il tema di Ilùvatar, ed egli con ciò intendeva accrescere
la potenza e la gloria della parte assegnatagli. A Melkor tra gli Ainur
erano state concesse le massime doti di potenza e conoscenza, ed
egli partecipava di tutti i doni dei suoi fratelli. Spesso se n’era
andato da solo nei luoghi vuoti alla ricerca della Fiamma
Imperitura, poiché grande era in lui il desiderio di porre in Essere
cose sue proprie, e gli sembrava che Ilùvatar non tenesse da conto il
Vuoto, e la vacuità di questo gli riusciva intollerabile. Ma il Fuoco
non l’aveva trovato, poiché esso è con Ilùvatar. Standosene solo,
aveva però preso a concepire pensieri suoi propri, diversi da quelli
dei suoi fratelli.
Alcuni di questi pensieri li contessé ora nella sua musica, e
attorno a lui subito fu discordanza, e molti che vicino a lui
cantavano si scoraggiarono, il loro pensiero fu deviato, la loro
musica si fece incerta; altri però presero a intonare la propria a
quella di Melkor, anziché al pensiero che avevano avuto all’inizio.
Allora la dissonanza di Melkor si diffuse vieppiù, e le melodie che
prima s’erano udite naufragarono in un mare di suoni turbolenti.
Ma Ilùvatar continuò a sedere in ascolto, finché parve che attorno al
suo trono infuriasse una tempesta come di nere acque che si
muovessero guerra a vicenda, in un’ira senza fine e implacabile.
Poi Ilùvatar si alzò, e gli Ainur si avvidero che sorrideva; e
Ilùvatar levò la mano sinistra, e un nuovo tema si iniziò frammezzo
alla tempesta, simile e tuttavia dissimile dal precedente, e acquistò
potenza, e assunse nuova bellezza. Ma la dissonanza di Melkor
aumentò in fragore, con esso contendendo, e ancora una volta
s’ebbe una guerra di suoni più violenta della prima, finché molti
degli Ainur ne restarono costernati e più non cantarono, e Melkor
ebbe il sopravvento. Allora Ilùvatar tornò a levarsi, e gli Ainur
s’avvidero che la sua espressione era severa; e Ilùvatar alzò la mano
destra, ed ecco, un nuovo tema si levò di tra lo scompiglio, ed era
dissimile dagli altri. Poiché sembrò dapprima morbido e dolce, una
semplice increspatura di suoni lievi in delicate melodie; ma era
impossibile soverchiarlo, e assunse potenza e profondità. E sembrò
alla fine che vi fossero due musiche che procedevano
contemporaneamente di fronte al seggio di Ilùvatar, ed erano affatto
diverse. L’una era profonda e ampia e bella, epperò lenta e
impregnata di un’incommensurabile tristezza, onde soprattutto
ricavava bellezza. L’altra aveva ora acquisito una coerenza sua
propria; ma era fragorosa, e vana, e ripetuta all’infinito; e aveva
scarsa armonia, ma piuttosto un clamoroso unisono come di molte
trombe che emettessero poche note. Ed essa tentava di sovrastare
1’altra musica con la violenza della propria voce, ma si aveva
1’impressione che le sue note anche le più trionfanti fossero
sussunte da quella e integrate nella sua propria, solenne struttura.
Nel bel mezzo di questa contesa, mentre le aule di Ilùvatar
oscillavano e un tremore si diffondeva nei silenzi ancora immoti,
Ilùvatar si alzò una terza volta, e il suo volto era terribile a vedersi.
Ed egli levò entrambe le mani e con un unico accordo, più profondo
dell’Abisso, più alto del Firmamento, penetrante come la luce
dell’occhio di Ilùvatar, la Musica cessò.





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